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  • matteoman07

Il Ponte di Sant'Alluccio e il Ponte di Signa

Aggiornamento: 2 mar 2022

Risulta superfluo asserire che lo sviluppo del territorio Signese nel tempo è frutto della sua particolare posizione geografica e della presenza di infrastrutture stradali, e particolarmente, almeno dalla sua costruzione in poi, del ponte sull’Arno.


Il PONTE DI SANT’ALLUCCIO


Allucio (Campugliano in Valdinievole, Pistoia, 1070 – 23 ottobre 1134), figlio di Omodeo, era un allevatore di bovini che, contemporaneamente, si dedicava all'accoglienza, presso la propria casa, dei viandanti della vicina strada Firenze-Lucca, l'antica Cassia-Clodia, e fondò uno xenodochio con una chiesa dedicata ai santi Luca ed Ercolano. Le cronache del tempo raccontano che egli si seppe contornare di molti collaboratori, attratti dal suo carisma e dalla sua fede semplice ma salda, fondando una sorta di congregazione laicale d'assistenza, i fratres Allucii. L'attività di Allucio, sempre più incoraggiata dai pievani di Pescia e dallo stesso vescovo di Lucca, si estese ben oltre Campugliano e la stessa Valdinievole, giungendo sino in pianura padana. Secondo la leggenda devozionale, grazie alla sua autorità, fu sospesa una guerra tra le città di Faenza e Ravenna. Allucio fu uomo d'azione ma anche un grande adoratore dell'eucaristia. Spesso, soprattutto in Quaresima, egli compiva digiuni penitenziali. Sempre secondo la tradizione agiografica, la fama gli attirò numerosi pellegrini e sarebbe stato protagonista di miracoli, attribuiti all'intercessione dello spedalingo. Allucio morì il 23 ottobre 1134. Le sue spoglie furono sepolte dai confratelli all'interno della chiesa dei santi Luca ed Ercolano. Il 23 ottobre 1182, preso atto della grande devozione popolare, il vescovo di Lucca lo proclamò santo.

Placido Puccinelli nelle memorie di Pescia riporta: “L’Ospitaliere pesciatino vedendo che l’Arno ingrossandosi vi pericolavano molti pellegrini, S. Alluccio supplicò il vescovo di Firenze, affinchè ordinasse ai paesani del vicinato di edificare un ponte nel luogo ove era già un navalestro, ed avendo quelle genti condisceso all’istanze del loro pastore Alluccio ebbe la gloria di vedere costruire sull’Arno il primo ponte che si conosca fuori di Firenze nel territorio della sua diocesi”. L’attribuzione del ponte, stante quanto riportato dal Pulcinelli, è dubbia; potrebbe infatti trattarsi sia del ponte di Signa come indicato dal Puccinelli ma anche del ponte di Capraia come sostenuto dal religioso Carlo Pini nel suo compendio, posizione più congeniale quella di Capraia allo spedalingo pesciatino. Esisteva infatti un ponte anche a Capraia documentato ancora nel 1204 quando “ il conte Guido Borgognone, Signore si Capraia, i figli di lui e gli uomini di detto luogo giurano difesa e sottomissione al Comune di Firenze” (Documenti dell’antica costituzione del Comune di Firenze); il ponte di Capraia andò poi distrutto in età imprecisata.


IL PONTE DI SIGNA


Una delle prime notizie storiche che riguardano il ponte di Signa risale al 1211 ed è contenuta in un compromesso e lodo tra il Molto Reverendo Piovano di Signa ed il Priore e canonici di San Martino a Gangalandi. L’accordo fu stipulato “in Mercatali de Signa in capite Pontis”.

Si fa ancora menzione del ponte di Signa l’11 agosto 1252, quando i monaci cistercensi della Badia a Settimo ottennero il permesso di edificare, sulla riva sinistra dell’Arno, una pescaia di “giuncheto” in un luogo che veniva allora chiamato il Mercatale di Signa. La pescaia si estendeva sino a metà del fiume e serviva per alimentare alcuni mulini che Badia possedeva sull’Arno presso il così detto “Ponticello nel Popolo di San Martino a Gangalandi”.

Questo ci permette di capire che almeno dalla prima metà del XIII secolo era presente un ponte sull’Arno in quella zona, e questo doveva essere il ponte a quattro archi raffigurato in una delle campane della Chiesa di Santa Maria in Castello fusa nel 1266, il cui disegno ci è pervenuto attraverso le osservazioni del Manni; osservando il disegno riportato dal Manni pare si fosse trattato di un ponte in pietra. Questo primo ponte di cui si ha notizia, era rovinato nel 1278 quando, a seguito del crollo e conseguente interruzione della viabilità tra riva destra e sinistra, fu concesso alla Chiesa di San Martino a Gangalandi di erigere un fonte battesimale, prima di allora appannaggio esclusivo di Signa (ARCH. DIPL. FIOR. Carte de’ Cistercensi in Firenze).

Un nuovo ponte era già stato riscostruito nel 1287, tant’è che in un documento della badia a Settimo, risalente al 4 ottobre 1287, si legge che Tegghia del fu Neri Frescobaldi del popolo di S. Iacopo Oltrarno di Firenze vende ai monaci di Settimo per lire 70 di fiorini piccoli la quarta parte di una pescaia posta nel fiume Arno presso il Ponte a Signa. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte de’ Cistercensi in Firenze).

Il Manni ragionando sopra uno antico sigillo del Comune di Signa raffigurante un ponte a sette archi in campo gigliato (Sigilli antichi. Vol. II.) dice, che quel ponte fu distrutto o piuttosto tagliato da Castruccio Castracani il 28 febbraio del 1326.

Anche Giovanni Villani concorda che in quello stesso giorno il capitano lucchese raccolta la sua gente fece ardere Signa e tagliare il ponte sull’Arno. (Cronica Lib. IX. C. 335).

Da quell’epoca in poi il Ponte a Signa fu restaurato più volte, due delle quali nel 1405, e nel 1479 per ordine dei Capitani di Parte Guelfa, i suoi archi infatti non lasciavano libero passaggio ai navicelli. A questa ristrutturazione potrebbe essere dovuta la presenza degli archetti laterali costruiti per innalzare la carreggiata al livello delle arcate centrali come rappresentato nell’acquaforte dello Zocchi del 1744.

L’ultima modifica prima del secondo conflitto mondiale risale ad una delibera del “Corpo d’Ingegneri sopra l’acque e strade” del 1836, quando fu ampliata la carreggiata e rifatti più grandi gli archi.


Lorenzo Raugei


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